Un’estate ad arte!
Il fresco è garantito dall’aria condizionata. Il piacere è assicurato dalle opere che si vanno ad ammirare, spesso in luoghi bellissimi. Ecco quindi alcune proposte per una estate al fresco e con la bellezza del sapere e del vedere.
I lidi romagnoli sono simbolo di vacanza al mare. Ma perché, dopo o prima della spiaggia, non dedicare una attenzione anche a Dante, nel suo Settimo Centenario? Lo si può ben fare a Ravenna, città per altro tra le più affascinati d’Italia. Con un doveroso omaggio alla Tomba del Poeta e, accanto ad essa, nei Chiostri Francescani, “Dante nell’arte dell’Ottocento”. Un’esposizione degli Uffizi a Ravenna. Dante in esilio” ,sino al 5 settembre. La presentazione dell’opera di Annibale Gatti è frutto del protocollo di collaborazione pluriennale di Ravenna e gli Uffizi. Il documento prevede prestigiosi prestiti per la mostra “Dante. Gli occhi e la mente. Le Arti al tempo dell’esilio” e la concessione, in deposito a lungo periodo, di un nucleo di opere ottocentesche dedicate al Poeta, da esporre a Ravenna nell’ambito del progetto Casa Dante. Inoltre ogni anno, in concomitanza con l’annuale cerimonia del dono dell’olio da parte della città di Firenze, gli Uffizi presteranno alla città di Ravenna un’opera a tema dantesco. La prima è appunto il “Dante in esilio” del Gatti.
A testimoniare il profondo legame tra Firenze, città natale del sommo poeta, e Ravenna, città che lo accolse e suo “ultimo rifugio” interviene, alla Biblioteca Classense, la mostra “Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante”. Racconta e documenta le celebrazioni tenutesi 100 anni fa e che, come si può facilmente intuire, ebbero una valenza nazionale importantissima. Esposti libri, manifesti, fotografie, dipinti, manoscritti e numerosi oggetti d’arte conferiti come omaggio a Dante e alla città di Ravenna. Ciascuno degli oggetti, testimonianze della storia “ufficiale”, offre spunti per raccontare anche storie particolari, spesso sconosciute al grande pubblico e a volte sorprendenti”.
Nel parmense, imperdibile la proposta di un altro luogo monumento d’eccezione: la Reggia di Colorno. Dove, sino al 19 settembre, sono esposte “Le Porcellane dei Duchi di Parma. Capolavori delle grandi manifatture del ‘700 europeo”. Dal Palazzo del Quirinale, per lo spazio di questa mostra, eccezionalmente tornano alla Reggia di Colorno le preziosissime porcellane che Maria Luisa di Francia e il Consorte Filippo di Borbone qui utilizzavano per i Ricevimenti Ducali. Altre, ed altrettanto preziose, porcellane delle manifatture di Meissen, Sèvres, Vincennes, Chantilly e Doccia, torneranno “a casa” dalle Gallerie degli Uffizi, dal Museo della Villa Medicea di Poggio di Caiano, dai Musei Reali di Torino, dalla Pilotta di Parma, dalla Fondazione Cariparma, accompagnate da documenti concessi dall’ Archivio di Stato.
Nel capoluogo Parma, al Complesso Monumentale della Pilotta, sino al 26 settembre, “Fornasetti. Theatrum Mundi”, che mette in dialogo le architetture e le opere della Pilotta con l’immaginario di Piero e Barnaba Fornasetti, creando un vero e proprio ‘teatro del mondo’: una rete di rimandi iconografici e suggestioni culturali infonde nuove chiavi di lettura agli oggetti e alle immagini in mostra, rendendone visibile lo spessore e regalando nuove ed emozionanti implicazioni.
Due appuntamenti di gran classe con l’arte antica, li troviamo ad Urbino e a Udine, entrambi sino al 12 settembre. Nella capitale del Montefeltro, in Palazzo Ducale, “Sul filo di Raffaello. Impresa e fortuna nell’arte dell’arazzo”, una mostra mai prima tentata, che indaga, con prestiti di assoluta eccezione, la fortuna di Raffaello nell’arte tessile, e specificamente nella grande arazzeria. Produzione cui Raffaello sovrintese e intervenne in prima persona, affiancato dalle sue maestranze, dalla sua “impresa”, appunto. “Fortuna” ad indicare le opere nate da quella che fu una vera e propria corsa a possedere ed esporre, sia pure nella riproposizione su arazzo, testimonianze dei grandi capolavori del Sommo Pittore. “Moda” che si sviluppò ovunque, ma soprattutto in Francia.
Lavorò con l’Urbinate “Zvan da Vdene Fvrlano. Giovanni Da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487-1561)” in mostra ad Udine alle Gallerie del Castello. Raffaello lo volle al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge vaticane, Michelangelo lo teneva in alto conto, Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze. Giovanni Ricamatore, o meglio Giovanni da Udine, “Furlano”, come si firmò all’interno della Domus Aurea, riuniva in sé l’arte della pittura, del disegno, dell’architettura, dello stucco e del restauro. Il tutto a livelli di grande eccellenza. E finalmente, al Castello di Udine, una grande mostra indaga l’opera di questo vero protagonista del Rinascimento.
A Trento, al Castello del Buonconsiglio, sino al 24 ottobre, straordinaria protagonista è “Fede Galizia. Mirabile pittoressa”. Quando anche le donne si misero a dipingere, o meglio venne loro riconosciuto il diritto a farlo, Fede Galizia fu tra le prime ad ottenere riconoscimento e successo internazionali. Ottenne incarichi di norma riservate solo ai maschi. A Milano, dove la famiglia era arrivata dal Trentino, sino alla corte praghese di Rodolfo II. Naturalmente soggetti sacri e storici ma anche ritratti e nature morte. E sono proprio queste ultime ad averle portato forse la maggior fama. Una di queste piccole opere recentemente è stata venduta ad un’asta londinese a 2 milioni e 100 mila euro.
A Torino, il 29 luglio Camera, Centro Italiano per la Fotografia anticipa, la nuova stagione espositiva che prenderà il via da settembre e che già si annuncia di assoluta “rinascita”. Protagonista della monografica di fine luglio è Walter Niedermayr con “Transformations”, sino al 17 ottobre. A Camera, Niedermayr (Bolzano,1952), si presenta con un corpo di lavori, creati negli ultimi dieci anni, che approfondiscono il tema dei cambiamenti dello spazio. Attraverso i temi ricorrenti della sua opera come i paesaggi alpini, le architetture e il rapporto fra lo spazio pubblico e lo spazio privato, viene evidenziato l’interesse dell’autore per l’indagine dei luoghi non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello sociale. Per il fotografo altoatesino, infatti, oggi lo spazio fisico non può essere approcciato con un’esclusiva intenzione documentaria, ma appare come perno di una relazione trasformativa tra ecologia, architettura e società.
Grande arte, grande fotografia, l’eccellenza delle arti applicate, c’è né per tutti i gusti in questa estate all’insegna della cultura da non perdere.